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Dicembre 2009. Girona. Pomeriggio. Taxi per Roses, Cala Montjoi, Ristorante El Bulli. Inizio della cena. Urto frontale con le emozioni più potenti che una pratica umana contemporanea possa procurare. È l’inizio, per me, di un filone d’evoluzione cruciale, che mi porterà ad essere la giovane donna che sono, fieramente votata a un’attività la cui rilevanza è ingiustamente misconosciuta o fraintesa: la pornografia. Si parte da qui: da El Bulli, da Ferran Adrià. Mai avevo pensato che della “roba da mangiare” potesse dare tanto. Eppure non avevo una concezione “idealistica” delle gerarchie estetiche: già detestavo il razzismo culturale da liceo classico deteriore, amavo l’artigianato, non mancavo mai di sottolineare i contenuti cognitivi della tecnica sartoriale o gli aspetti tutt’altro che “modaioli” di certa moda (McQueen, ad esempio), che tra l’altro era il mio interesse principale. Ma la moda è pur sempre legata al linguaggio visivo-plastico-topologico-funzionale proprio dell’architettura e del design, e in fondo non è difficile riconoscerne il valore. Invece per la cucina il discorso è diverso, perché i sensi del gusto e dell’olfatto sembrano avere a che fare con la sfera pulsionale – e quindi più primitiva, meno “nobile”, o comunque meno “astratta” e complessa – dell’umano. Ebbene, il pregiudizio appena enunciato è stato magistralmente decostruito – non con i mezzi della filosofia ma con quelli della poiesi, del fare, dell’effettivo realizzare – dal genio di Ferran Adrià. Non amo il decostruzionismo di maniera. Amo invece le decostruzioni quando sono “potenti”, cioè supportate da necessità forti e dotate di conseguenze feconde, come ad esempio la decostruzione dei concetti kantiani di spazio e di tempo ad opera di Einstein, la decostruzione della semantica referenziale della pittura ad opera di Kandinskij o la decostruzione dei pregiudizi (tardo)romantici circa la non artisticità della fotografia ad opera della Photo Secession. Al pari di queste ultime – al di là delle ovvie differenze – anche quella operata da Adrià è stata una decostruzione “potente”, che è derivata da necessità “logiche” e poietiche inderogabili. Il mio sogno sulla pornografia nasce dall’esperienza per me folgorante della cucina di Adrià. Mi sono chiesta: perché non anche nella pornografia un fermento analogo? Certo, c’è una differenza non da poco. Infatti uno sdoganamento vero – cosa ben diversa dalla semplice legittimazione – della pornografia – legata essa com’è alla sfera sessuale, la quale ha un’enorme problematicità nelle sue implicazioni emozionali e sociali – pone necessità decostruttive ancor più ardue da far accettare come plausibili. C’è il problema del diffuso riconoscimento del disvalore (umano, emozionale) di una sessualità a carattere non privato e non dilettantesco. È un po’ come se si dicesse che la vera cucina è quella che si fa per le persone che si amano, mentre la cucina professionale destinata a un pubblico di estranei è un’aberrazione umana e professionale – e non semplicemente una cosa diversa. Ma è davvero così vincolante tale percezione dei rapporti tra sfera sessuale e socialità, da delegittimare qualsiasi forma di artigianato del piacere sessuale (procurato “live” – o in maniera mediata come nel caso della pornografia) a carattere non privato e non dilettantesco? È possibile un artigianato fine del piacere sessuale, o basta saziare degli affamati? È possibile una tekne del piacere sessuale (“live” – o mediata) che stia alla sessualità di coppia come la cucina del grande chef sta alla cucina della mamma? È un delirio, il mio? O forse è solo un sogno “ridicolo”? Sono forse una donna non “autentica”? E qual è la “vera” donna? Non c’è qualcosa di nazista in certi appelli al “vero” e all’”autentico”? Il mio sogno di giovane donna che fa pornografia è di riuscire ad avere la meglio sui vari nazismi che da sempre hanno provato – ridicolizzando, diffamando, sminuendo – a tarpare le ali a ciò che è “degenerato”.

Valentina Nappi

[+] Sogno di essere una pornostar : Corriere della Sera
[+] Il blog di Valentina Nappi : In punta di capezzolo

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